fbpx

Livorno com’era sbarca nel reame di Minecraft

Tratto integralmente da “Il Tirreno” del 25 maggio 2022, di Mauro Zucchelli

L’altro e l’altrove i nostri bisnonni l’avrebbero cercato fra le tigri di Mompracem che Emilio Salgari aveva incontrato tutt’al più nei racconti esotici custoditi nella biblioteca civica centrale di Torino, Oppure: accanto a Phileas Fogg nel “Giro del mondo in 80 giorni” firmato Jules Verne. Magari: insieme a Sussi e Biribissi, copyright quel Collodi che scrisse “Pinocchio”, a caccia del modo per calarsi fino al centro del pianeta Terra. Adesso invece sta nel mondo digitale, al di là di un monitor lcd da 21 pollici o dello schermo d’uno smartphone: a Livorno ha preso corpo un progetto che, anziché andar lontano nella geografia, prova a viaggiare a ritroso nel tempo per dar vita nel cyberspazio a una sorta di “alter ego” con una Livorno cinque-seicentesca raffigurata in Minecraft con i “mattoncini digitali” di questo videogioco ultraconosciutissimo ai quattro angoli del mappamondo. Si stima siano 120 milioni i giocatori dalla Groenlandia alle Samoa: soprattutto fra i bambini da 6 a 12 anni (ma non solo loro: c’è una community incredibilmente vasta anche di over 18…).

Nel “mondo a parte” che prende vita al di là dello schermo c’è – con quel particolare identikit che sembra costituito da pezzetti di Lego digitale che simulano la realtà a colpi di un metro per un metro – una sfilza di scenografie della Livorno che fu. Anzi, qualcosa di più che quinte di scena: talvolta la storia porta a entrare dentro chiese e monumenti, aprire porte e salire a bordo di barche in questi progetto educativo ideato e coordinato da Gloria Zanichelli (presidente di Robocode) e Giulio Marfori.

Ad esempio, ecco piazza Grande (ovviamente senza il “nobile interrompimento”, cioè il Palazzo Grande in mezzo costruito negli anni ’50): con i personaggi, i vessilli e i cavalli pronti per una sorta di palio-disfida, un po’ sul tipo di quello che viene corso a Siena in piazza del Campo. Non basta: c’è via Ferdinanda (l’attuale via Grande), ci sono la Fortezza Vecchia e quella Nuova, via Borra e il quartiere Venezia. Di più: troviamo via San Giovanni e la chiesa intitolata a Giovanni Battista, la zona dei Bottini dell’Olio e quella adiacente del Luogo Pio, la chiesa della Madonna e la via omonima, infine la zona di Porta a Pisa (dove poi nell’Ottocento l’espansione della città realizzerà piazza della Repubblica).

Il progetto di “Livorno digital experience: le città invisibili online” nei dettagli verrà presentato oggi: porta la firma di realtà labroniche come Robocode, associazione di cultura digitale e e-sport (cioè gli sport in versione elettronica da videogioco) in tandem con Itinera (Società Cooperativa operante nei settori della cultura, del turismo e della didattica) grazie al prezioso sostegno di Fondazione Livorno (e con la collaborazione di Meteora).

Minecraft deve il suo successo di “critica” (e l’apprezzamento di tanti prof che l’hanno messo nella propria “cassetta degli attrezzi” per catturare l’attenzione dei loro ragazzi e ragazze) al fatto che non è solo un mondo alternativo digitale: la “vita” fluisce proprio come la vita vera. Fra alti e bassi, minacce e gioie: con percorsi che non sono rigidamente predeterminati, proprio come se fossimo a zonzo alla scoperta di una città. Certo, la chiave per entrare nella tal chiesa va presa proprio in un certo posto ma i modi per arrivarci sono sicuramente più di uno. Così come più di uno sono i giocatori: nella storia compaiono gli “avatar” (le figure) degli altri amici, ciascuno dei quali ha la “skin” (le sembianze) del commerciante ebreo, del bottegaio armeno, dell’artigiano levantino. E, come sempre in questo videogioco, ci sono gli strumenti da costruire, le materie prime da trovare. Attenzione, chi si fa prendere dalle smanie omicide di altri giochi sparatutto qui la paga cara: chi ammazza vede diminuire anche la propria carica vitale.

A realizzare materialmente, un mattoncino “digitale” dopo l’altro, tutte queste ambientazioni e sotto-ambientazioni è stata una squadra di “costruttori” targati Robocode con Elia Antonini, Tommaso Antonini, Edoardo Sgherri, Gioele Calò, Margherita Nannetti, Lorenzo Freschi e Marco D’Arrigo. A questi “muratori digitali” un patrimonio di storie che raccontano la Livorno post-medievale è stata l’équipe di Itinera con Michela Vianelli e Sarah Bovani.

Non si tratta di una maratona per cui vince chi arriva primo e gli altri nisba: «La scoperta della città – spiega Zanichelli – fa “vincere” soprattutto la capacità di apprendimento del ragazzino: impara non perché è un dovere che gli viene imposto quanto semmai perché giocando è piacevole e la sua attenzione è catturata nel modo più vivo». Tradotto: il prof non gli travasa nella zucca un certo tot di contenuti, lo accompagna per farglieli scoprire quanto più possibile per conto proprio.

Non è del tutto inedita l’idea di trasportare in mezzo ai “mattoncini” di Minecraft le nostre città: l’hanno fatta a Urbino, a Venezia, a Modena e in altre realtà come Follonica. Ma qui a Livorno si è pensato di collegarla a una rivoluzione delle metodologie di apprendimento.

In effetti, l’accesso per adesso è tramite le scuole: in prima battuta sono state coinvolte le scuole Bartolena (anche con corsi indirizzati ai prof). In nome di una scelta principalmente educativa, saranno appunto gli istituti scolastici a gestire gli ingressi nel mondo di questi “mattoncini” ma in una fase successiva è possibile prevedere che potranno accedere alla Livorno formato Minecraft gli utenti che, così come spesso accade ora, hanno acquistato il “biglietto” da Microsoft e si collegheranno al link di Robocode.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *